Metti un origami a Palazzo
A Mantova il 'virtuoso' Arienti
La grande mostra nel Ducale, in occasione del Festival della Letteratura. Tra Arte Povera e Concettualismo, quindici installazioni trasfigurano la corte dei Gonzaga a suon di carta, corde, ciottoli, pongo e tappeti
di LAURA LARCAN
MANTOVA - Un immenso albero dipinto su un telo monumentale a strapiombo sulla facciata. Appena percettibile nelle sue venature legnose che appaiono piegarsi e incresparsi sotto i colpi del vento quasi fosse lo stemma ciclopico su una leggera vela d'albero maestro. E' l'esotico ailanto, l'albero realizzato da Stefano Arienti nel solitario cortile di Santa Croce in Corte Vecchia del Palazzo Ducale, una presenza talmente realistica da risultare naïf, "l'ospite inatteso, che sembra giocare un brutto scherzo ai volatili ospiti di palazzo Ducale che tentano di posarvisi sui rami incorporei", come avverte Filippo Trevisani che ha curato la mostra personale del quarantottenne artista mantovano dal titolo "Arte In-Percettibile. Stefano Arienti a palazzo Ducale", visitabile dal 9 settembre al 6 gennaio.
Essere o non essere, questo sembrerebbe il dilemma che lo spettatore si pone al cospetto delle opere di Stefano Arienti, virtuoso dei materiali nobilmente effimeri, stratega degli origami cristallizzati in installazioni ambientali, Archimede delle manipolazioni, che diventa grande protagonista dell'evento espositivo promosso con sensibilità e audacia dalla Soprintendenza ai beni storici artistici ed etnoantropologici per le Province di Brescia Cremosa e Mantova in collaborazione con la Direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l'architettura e l'arte contemporanee (PARC) e il Maxxi, Museo nazionale per le arti del XXI secolo di Roma, e che si inaugura in occasione del Festival della Letteratura di Mantova.
L'audacia sta tutta nell'accordare a Stefano Arienti il "potere" di riscrivere un percorso ideale del palazzo dei Gonzaga, trasformando le sale attraverso il suo personale gioco scenico del camouflage, dosato in quindici grandi installazioni. Invasivo con grazia, Arienti utilizza materiali dalla natura semplice e innocua, con un Dna all'insegna della sottigliezza. D'altronde piegare, tagliare, bucare, stropicciare, ricalcare, cancellare, a fronte di carta, cartone, poster, stoffa, tappeti, corde, ciottoli, pongo, sono le semplici operazioni manuali di Stefano Arienti, solo apparentemente banali, per altrettanti semplici materiali, affabilmente infantili e ludici, privi di valenza estetica. "La carta è un materiale già elaborato di per sé, aspetta solo un ulteriore intervento da parte mia. Io trasformo la carta, ma non la plasmo. Di volta in volta, è la carta che mi suggerisce cosa vuole diventare", dice l'artista.
Per lui, come avverte lo stesso artista, aleggiano l'arte povera, il concettuale, ma anche altre mille influenze. Sono vent'anni che Stefano Arienti sperimenta in modo infaticabile ogni possibile potenzialità dei materiali. E a Mantova porta anche i ciottoli morenici. Proprio come quelli che colleziona per comporre come un mosaico trasfigurante la monumentale opera nel Cortile delle Otto Facce, da godere rigorosamente, per coglierne la complessità, dal piano nobile che s'affaccia tutt'intorno a mo' di ballatoio. E continuare poi con il Giardino Pensile, il Corridoio della Pergola, la Sala dello Specchio, la Sala dei Falconi, la Sala dello Zodiaco. Oppure, "Il tempo considerato come una spirale di pietre semipreziose", l'opera che Stefano Arienti ha portato nel salone dei
Fiumi per la rappresentazione allegorica dei fiumi che scorrono nel territorio mantovano: cinque tappeti tinti di nero in varie gradazioni e sfumature che accolgono, come uno strascico a coda, le tante suggestioni di fantasie cromatiche d'ispirazione matissiana, su cui ha gettato una miriade di palline multicolori.
Lavori in parte inedite e realizzate ad hoc dall'artista proprio per essere inserite nel contesto museale di Palazzo Ducale e in parte selezionate, fra quelle eseguite nel corso della sua attività, attingendo dalle collezioni del Maxxi e da collezioni private. E' dall'83 che Arienti piega, trafora, brucia carta, cancellando testi ed immagini, ricalcando stoffe e fotografie, eseguendo gesti ludici presi in prestito dalla leggerezza del gioco dei bambini. Virtù che l'artista svelerà dal vivo il 3 ottobre in occasione della quinta Giornata dedicata al Contemporaneo. Partner dell'esposizione è anche la Galleria Corraini di mantova, storica fucina della contemporaneità più eletta, che a sua volta ospiterà nei propri spazi la mostra "Stefano Arienti e Giovanni Ferrario. La Danza delle Polveri".
Notizie utili - "Arienti. Arte in-percettibile", dal 9 settembre al 6 gennaio 2010, Mantova, Museo di Palazzo Ducale.
Orari: da martedì a domenica ore 8.30 - 19.00, lunedì chiuso.
Informazioni tel. 0376 352100, attività didattica tel. 0376 352112/154
Ingresso: intero €10, ridotto €6,50
Catalogo Electa